Marco Cedolin
Non è un caso che il controllo delle televisioni in Italia e all'estero sia oggetto di battaglie all'ultimo sangue fra partiti politici, gruppi di potere e lobbies di ogni genere e specie.
Al di là degli immensi interessi economici derivanti dagli introiti pubblicitari il vero oggetto del contendere è la costruzione della realtà.
La realtà dei nostri giorni è infatti quasi completamente prodotta dai media e la Tv ricopre fra essi il ruolo del leone, arrivando con i propri messaggi a “colpire” la quasi totalità delle persone.
Il controllo delle televisioni è oggi la più potente arma esistente a disposizione di chi detiene il potere, poiché permette al tempo stesso d'indirizzare i gusti e le scelte dei consumatori e di forgiare una realtà parallela che si radicherà ben presto nella mente dei più come l'unica realtà incontrovertibile.
Attraverso un'oculata gestione delle notizie e dei programmi risulta cosa facile evidenziare determinati accadimenti e mantenerne nell'ombra altri, dare a determinate notizie il peso specifico desiderato ed ottenere di conseguenza la risposta emozionale che s'intendeva innescare nello spettatore.
Un esempio di qualche giorno fa è stata la fuga di uno degli assassini del gioielliere a Milano, scarcerato nonostante l'ergastolo per motivi di salute.
L'indignazione verso i giudici e il sistema giudiziario italiano è stata grande per qualunque persona normale e si sono vissute emozioni di sdegno in riferimento ad un fatto mai esistito.
Quella della TV è stata la nostra realtà fino a quando la TV stessa non ha affermato che l'uomo era stato trovato a letto malato nella casa di un'amica e versava in gravi condizioni che mai gli avrebbero permesso una fuga.
In questo caso si è trattato probabilmente di un semplice errore giornalistico, ma il fatto serve a testimoniare come la nostra percezione della realtà sia fortemente soggettivata a quello che la TV dice.
Non vi è mai capitato discorrendo con qualcuno di sentirvi rispondere “ti dico che è vero! L'ha detto la TV” ?
I telegiornali e per estensione tutti i programmi televisivi d'informazione assurgono al ruolo di verità irrefutabili ed hanno un ruolo preponderante nella costruzione di quell'immenso puzzle che è la nostra percezione della realtà che ci circonda.
Il nostro modo di pensare sarebbe stato lo stesso se la televisione non avesse detto che l'Iraq traboccava di armi di distruzione di massa o se i soprusi dei talebani fossero stati messi in evidenza quando gli americani li foraggiavano e non dopo l'11 settembre o ancora se le dichiarazioni del capo degli ispettori ONU Hans Blix o l'inattendibilità delle “prove” americane ed inglesi fossero state rese pubbliche prima dell'inizio dell'attacco all'Iraq?
La nostra idea sugli Stati Uniti, sul pericolo terroristico, sui musulmani, sul conflitto israelo - palestinese, sulla globalizzazione, sullo stato reale dell'economia e dei diritti nel nostro paese deriva davvero da considerazioni oggettive o rischia di essere figlia dell'informazione TV?Darci una risposta richiede un'attenta disamina interiore ma è necessario per capire quanto libero sia veramente il nostro pensiero.
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