Molti fanno risalire il
primo seme di quella che comunemente chiamiamo globalizzazione o
mondializzazione al 1492, data della scoperta dell'America, quando
l'Occidente iniziò ad imporre le proprie "conquiste" al
resto del mondo. Altri alla conferenza di Berlino e alla spartizione
dell'Africa fra il 1885 ed il 1887. Altri ancora ne posizionano la
nascita intorno agli anni 30 del secolo scorso, quando il Council on
Foreign Relations americano concepì strutture come la Banca Mondiale
ed il Fondo Monetario internazionale che nacquero ufficialmente a
Bretton Woods nel luglio 1944, oppure guardano al maggio 1954 quando
iniziarono le riunioni del gruppo Bilderberg.....
Senza dubbio fin dal XII e
XIII secolo il germe della globalizzazione iniziò ad aleggiare per
l'Europa, basti pensare alla lega anseatica, alle grandi fiere
commerciali, a Venezia ed alle piazze finanziarie di Genova, Lione e
Besançon, tutti strumenti di un mercato sopranazionale se non
perfino mondiale. Solamente intorno alla metà del novecento però
inizio a prendere forma compiuta il progetto di globalizzazione
mondialista così come lo stiamo nostro malgrado sperimentando
adesso.
Base fondante dell'intero
processo è la trasformazione del mondo in un immenso mercato
economico e finanziario e dell'essere umano in un consumatore
apolide, deprivato di qualsiasi identità, trasformato anch'esso in
una merce e pertanto (come le merci) omologato e privo di diritti e
capacità decisionale.
Nonostante il progetto
mondialista sia stato "venduto" come il frutto di una
cultura illuminata, imperniata sull'emancipazione, la tutela dei
diritti dell'uomo, la fratellanza planetaria, le parità sociali e la
redistribuzione della ricchezza, nella realtà è accaduto
esattamente il contrario. Gli unici veri beneficiari della politica
globalizzatrice sono state le maggiori multinazionali, i grandi
gruppi bancari e più in generale tutti i soggetti che accentrano
nelle proprie mani larga parte della ricchezza mondiale, mentre la
maggior parte degli esseri umani, nel Sud del mondo come in
Occidente, si sono ritrovati preda di un vortice deputato a
trasportarli sempre più in basso, deprivandoli non solo dei propri
diritti ma anche della loro dignità.
La mano pesante del modello
sviluppista ha devastato l'ambiente in maniera spesso irreparabile,
inquinando l'aria, la terra ed i mari attraverso le scorie di un
progresso tanto insensato quanto disumanizzante, senza curarsene
minimamente dal momento che nel mondo - mercato contano
esclusivamente i risultati economici, facendo si che anche
l'integrità della biosfera risulti sacrificabile qualora tale
sacrificio sia prodromico di un segno più nel borsino dell'economia.
Il mercato globale, con la
sua presenza immanente ha preteso la rimozione di ogni ostacolo che
potesse intralciarne il cammino, gli stati nazione, le frontiere, i
dazi doganali, ma contemporaneamente aveva la necessità della
creazione del consumatore globale e del lavoratore globale. Due
figure in sè complementari, iniziamente disgiunte, poi man mano
racchiuse all'interno dello stesso individuo che potremmo definire
"schiavo globalizzato".
Il consumatore globale
nacque nella seconda metà del secolo scorso, soprattutto in
Occidente, dove la popolazione con un discreto reddito e condizioni
di lavoro migliorate rispetto al passato venne letteralmente
tempestata di bisogni indotti (spesso appartenenti alla sfera del
superfluo) attraverso la pubblicità ed il fervido lavoro dei media.
I bisogni indotti, veicolati attraverso gli schermi della TV crebbero
a dismisura, costringendo l'individuo a lavorare sempre di più per
farvi fronte, fino ad indebitarsi anche pesantemente qualora il
reddito non fosse sufficiente a soddisfarli tutti.
Contemporaneamente nei paesi
ritenuti sottosviluppati, organismi quali la Banca Mondiale ed il
FMI, eliminavano modelli di vita che spravvivevano da secoli, basati
sull'allevamento, la pesca e le colture di sussistenza, costringendo
la popolazione a trasformarsi in una massa di lavoratori globali
sottopagati al servizio delle multinazionali, mascherando la propria
violenza sotto le mentite spoglie della solidarietà pelosa per il
terzo mondo.
All'inizio del nuovo secolo
i tempi per la creazione dello "schiavo globale" erano
maturi, in un mondo ormai governato da una ristretta schiera di
organismi sovranazionali, dove le sovranità, i confini, le
tradizioni e le identità stavano scomparendo sempre più
velocemente. La popolazione del terzo mondo emigra in massa in
Occidente, attratta dal miraggio di una vita agiata spesso destinato
ad albergare solamente all'interno degli schermi lcd che l'hanno
veicolato, creando le condizioni di dumping sociale tanto care a chi
dirige il circo della globalizzazione. La popolazione occidentale,
strozzata dai debiti contratti e costretta fare i conti con
l'eutanasia dei posti di lavoro e l'incapacità di mantenere il
precedente tenore di vita si vede costretta a rinunciare a tutti i
propri diritti, adattandosi a lavori precari o rassegnandosi ad
emigrare a propria volta.
Lo "schiavo globale"
ormai è una realtà concreta, apolide, senza tradizioni, senza
identità, spesso anche senza una famiglia. Non ha legami che gli
impediscano di lavorare (e consumare) dove è necessario che lo
faccia, è un cittadino del mondo e può mangiare lo stesso hamburger
a Milano a Londra, a Pechino, così come a New York, ma senza
neppure rendersene conto sta perdendo ogni briciola di umanità.
1 commento:
Caro Marco i primi globalisti erano Greci, anzi Egizi,no, non scherzo, fin da quando l'AVIDITA' ha preso sostanza e sono comparsi Re ed Imperatori, il Globalismo ha preso sostanza. Certamente il vero GLOBALISMO e' stato rappresentato da Costantino in poi, da quella bella istituzione detta CHIESA, in essa troviamo tutti gli strumenti del Globalismo quale oggi,( accecati dal rutilante consumismo, che nasconde tutto con l'ILLUSIONE di bene e progresso) stanno provando molte genti, cioe' un metodo di DOMINIO che utilizza lo SFRUTTAMENTO TOTALE, sia dell'uomo che del pianeta. Tutto cio' senza alcun limite, perche' da LIBERISTI ed INNOVATORI, amano tremendamente rivoltarsi nei piu' sconci ed antichi rituali da CANNIBALI. Problema pensare antico nel nuovo divenire da sempre conduce a gravi GUAI, ma il conservatorismo e la cecita' imperano in questa umanita', siccome poi si parla di DEMOCRAZIA, dipende da ciascuno di NOI, direttamente, l'ACCETTAZIONE del sistema, mi piace pensare a tutti i giudici facili che sento in bar e tv, che criticano, strepitano e poi, controllano se in tasca c'e' qualcosa, lo stringono ben forte, con l'altra mano turano il naso e tornano a sguazzar nel letame sino agli occhi...... BUON ANNO !
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