lunedì 20 ottobre 2008

I rifiuti nei polmoni

Marco Cedolin

A Torino il nuovo megainceneritore del Gerbido sorgerà al confine del territorio comunale di Grugliasco, a meno di 2 km dall’Ospedale San Luigi di Orbassano specializzato in pneumologia, in una zona già oggi pesantemente inquinata a causa del traffico e degli insediamenti industriali.
L’impianto sarà in grado d’incenerire 421.000 tonnellate di rifiuti/anno ma la capacità massima arriverà a 579.000 tonnellate/anno.
Nelle intenzioni dei progettisti il nuovo megainceneritore del Gerbido dovrà essere il precursore di una nuova filosofia in grado di reinterpretare il ruolo delle strutture deputate all’incenerimento in chiave di attrazione turistica.
Nell’intento di perseguire la sua vocazione “turistica” l’inceneritore, il cui costo previsto è di 311 milioni di euro, avrà peculiarità architettoniche fuori dall’ordinario, nonché la “firma” dei disegnatori del centro Stile Bertone. Il visitatore si muoverà fra ampie vetrate, pareti dalle linee verticali, colori chiari alternati con l’arancione ed il giallo che compongono il logo della TRM, la società pubblica che gestirà l’impianto. Il camino di emissione sarà alto 120 metri e sulla sua sommità sarà collocata una torre di osservazione dalla quale oltre la cortina fumogena i turisti saliti fino lì attraverso un ascensore panoramico trasparente potranno ammirare la città ed il panorama circostante. Per rendere maggiormente fascinosa l’ambientazione il camino sarà inoltre avvolto in una superficie di vetro sulla quale scorrerà un velo d’acqua suddiviso in due rami che scenderanno a cascata fino ad un laghetto squadrato realizzato ai piedi dell’edificio. A suggellare lo spirito della struttura collocato a metà fra tecnologia e parco dei divertimenti ci sarà anche un “giardino d’inverno” situato nella palazzina degli uffici e visibile dall’esterno attraverso l’ampia vetrata.

In realtà il megainceneritore del Gerbido svestiti i panni d’improbabile attrazione turistica non sarà in grado d’interpretare nulla e si limiterà ad emettere fumi velenosi come fanno da tempo tutti gli altri impianti d’incenerimento dei rifiuti. Dissiperà oltre un milione di metri cubi d’acqua l’anno destinati al suo sistema di raffreddamento, praticherà l’eutanasia del sistema di raccolta differenziata in città, necessitando di un’enorme quantità di rifiuti dall’alto potere calorifero che ne garantiscano il funzionamento, produrrà energia elettrica emettendo nell’atmosfera quantitativi di CO2 doppi rispetto ad una centrale a gas naturale di eguale potenza.Le reali conseguenze dell’impianto sull’ambiente e sulla salute degli abitanti che vivono nell’area soggetta alle emissioni saranno di notevole entità come ampiamente dimostrato dagli studi aventi per oggetto impianti assimilabili e dal fatto che TRM abbia già stanziato ben 30 milioni di euro per interventi di “compensazione ambientale” da mettere in atto nei comuni interessati dalla ricaduta dei fumi dell’inceneritore. Tali conseguenze probabilmente non verranno però mai rese note e neppure misurate, dal momento che le autorità si sono già premurate affinché nulla possa turbare il futuro del megainceneritore, facendo si, come spesso avviene in Italia che controllato e controllore siano in realtà un unico soggetto. La Trattamento Rifiuti Metropolitani (TRM) è infatti una società pubblica di proprietà dei comuni ed i soggetti che hanno definito la necessità di costruire l’impianto e lo hanno affidato a TRM sono gli stessi che conducono la procedura di compatibilità ambientale e che successivamente avranno specifici compiti di controllo e intervento sull’impianto stesso nel caso di malfunzionamenti o problemi.

I problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti sono molteplici e di grande complessità ma non possono prescindere da una riflessione globale sull’argomento.
Il “peso” dei rifiuti nella nostra società grava per intero sulla schiena dei cittadini che ne pagano il costo sia in termini economici sia sotto forma di degenerazione dell’ambiente in cui vivono, con conseguenze negative per la loro salute. Di contralto molti speculatori senza scrupoli, sotto forma di società pubbliche e private che gestiscono discariche ed inceneritori, proprio grazie ai rifiuti stanno accumulando immense fortune. Occorre perciò prendere coscienza di come quello che per la maggior parte dei cittadini si manifesta sotto forma di un grave problema da risolvere, per altri rappresenta semplicemente una fonte di facile arricchimento personale da preservare il più a lungo possibile.
Qualunque approccio serio e ponderato al problema rifiuti non può perciò prescindere dalla consapevolezza dei termini dello stesso da parte dei cittadini e dalla necessità di affrancarsi da un modello di sviluppo come quello attuale, improntato al consumismo più sfrenato che ingenera per forza di cose un incremento altrettanto sfrenato dei materiali di scarto.
I rifiuti smaltiti nella maniera più efficiente e sicura sono quelli che non vengono prodotti ed è proprio nell’ottica di una drastica riduzione dei materiali di scarto che sarà necessario muoversi qualora si voglia affrontare il problema in maniera organica. Questo obiettivo può essere perseguito solamente intervenendo a monte, razionalizzando i consumi, imponendo alla produzione industriale contenitori e imballaggi riutilizzabili, favorendo la riparazione anziché l’eliminazione, privilegiando l’inserimento in commercio di prodotti riciclabili e dal potenziale scarsamente inquinante, ripensando l’intera produzione di beni di consumo in funzione del loro recupero e riutilizzo.
Solamente dopo avere reimpostato il problema in termini di riutilizzo e non di smaltimento sarà possibile affrontarlo in maniera costruttiva con l’ausilio di una raccolta differenziata seria ed efficiente e delle strutture tecnologicamente avanzate indispensabili per tradurre in pratica lo sforzo dei cittadini.

In Italia la produzione di rifiuti non è mai stata contrastata attivamente attraverso leggi che ne limitassero l’incremento ed è aumentata di oltre il 20% negli ultimi 10 anni, fino ad arrivare a 563 kg annui pro capite contro i 300 kg annui pro capite previsti dalla UE. Al tempo stesso la politica ed i grandi gruppi di potere si sono fino ad oggi preoccupati solamente di gestire la spartizione del business miliardario concernente le discariche e gli inceneritori. Negli ultimi anni si stanno moltiplicando in maniera esponenziale i progetti di megainceneritori faraonici che vengono presentati all’opinione pubblica sotto le mentite spoglie di mirabolanti prodotti dell’innovazione tecnologica in grado di coniugare uno smaltimento “pulito” dei rifiuti con la produzione di energia derivante dall’incenerimento degli stessi.
In realtà in quelli che vengono impropriamente definiti termovalorizzatori, di mirabolante e d’innovativo non c’è assolutamente nulla, mentre sono moltissime le controindicazioni connaturate nella pratica dell’incenerimento.
Nel rapporto dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) viene affermato categoricamente come l’incenerimento sia fra tutte le tecnologie di trattamento dei rifiuti in assoluto la meno rispettosa dell’ambiente e della salute. Questo poiché la combustione trasforma anche i rifiuti relativamente innocui quali imballaggi e scarti di cibo, in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e ceneri residue. Inoltre come spiegato dettagliatamente nelle ricerche di Stefano Montanari, Direttore scientifico del Laboratorio di Nanodiagnostica di Modena, i megainceneritori di nuova generazione in virtù delle alte temperature alle quali trattano i rifiuti, oltre ad emettere diossina, furani, idrocarburi policlici, acidi inorganici, ossido di carbonio ed altre sostanze dalla ferale pericolosità, producono particolato costituito da nanoparticelle finissime (PM 2,5 ed inferiori) che sono altamente patogene e non vengono rilevate dagli strumenti di controllo né bloccate dai filtri degli impianti.
In realtà come fa notare lo stesso Montanari, incenerendo i rifiuti non li si elimina affatto, ma semplicemente li si trasforma in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista, la cui tossicità aumenta man mano che esse divengono più minute, particelle che sono destinate ad entrare nel nostro corpo attraverso l’aria che respiriamo e la catena alimentare.Da una tonnellata di rifiuti bruciata si ricava infatti una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide da stoccare all’interno di discariche per rifiuti speciali, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme) 650 kg di acqua sporca da depurare e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso smaltire, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico.

7 commenti:

Luca C. ha detto...

Temo che in Italia ormai, passata la bolla speculativa sull'immobiliare, stiamo assistendo a una bolla speculativa sugli inceneritori, che spuntano come funghi (velenosi!) dalle Alpi alle Piramidi.
Gli inceneritori rappresentano, in un certo senso, "il grado zero dell'inquinamento industriale". Perché l'Ilva di Taranto, per fare un esempio, è certamente un impianto fortemente impattante.
Il petrolchimico di Gela è fortemente impattante.
Ma sono impianti che producono merce, e quindi non è possibile pensare di chiuderli a cuor leggero.
Cosa producono gli inceneritori?
Energia elettrica, risponderebbe qualcuno, ma è un'idiozia perché la quantità di termoenergia che si produce da un inceneritore è estremamente modesta.
In sostanza, gli inceneritori producono prodotti di combustione velenosissimi e altamente cancerogeni, e costosissimi da smaltire.
Eppure, per un bel po' di anni non credo che la febbre degli inceneritori si fermerà, se non quando si dovrà prendere atto che questi impianti, oltre a non smaltire un accidenti, sono dei giocattoli troppo costosi, che avranno prodotto (e in parte stanno già producendo) una pandemia di tumori di ogni genere.
Per ora restiamo in attesa della prossima ospitata tv del mago dei tumori Umberto Veronesi, che ci assicurerà che gli inceneritori fanno benissimo, come gli OGM e le centrali a fissione nucleare.
Luca

Anonimo ha detto...

Inoltro un articolo molto interessante.
Ciao, Roberto

ottimo post come sempre.

Nota:
Le due cose non sono collegate, ma tratteggiano l'opacità e la discrezionalità di certi affidamenti controllore/controllato spesso "coincidenti" nelle stesse figure.

Questa vicenda si è risaputa solo grazie all'onestà di un singolo:


La Stampa 16 ottobre 2008
Arrestato l'ex presidente dell'Amiat
Giorgio Giordano, 70 anni, astigiano. E' stato presidente dell'Amiat
sino al 2007

Giorgio Giordano è stato arrestato ieri mattina. L'accusa nei suoi
confronti è di istigazione alla corruzione
TORINO
Soldi in cambio dell'acquisto di un macchinario per la lavorazione dei rifiuti. È l'accusa che per un giorno ha portato in carcere l'ex
presidente dell'Amiat di Torino, Giorgio Giordano, e i vertici di
un'azienda alessandrina - la VM Press - specializzata nella produzione di macchinari per il trattamento dei rifiuti.
Arrestati questa
mattina, sono stati liberati in serata. Ma nei loro confronti resta in piedi l'accusa per istigazione alla corruzione.

Non si conoscono, però, i motivi che hanno portato il gip Maria
Cristina Pagano e il pm Carlo Pellicano a revocare gli arresti. «È anomalo - si limita a commentare l'avvocato Alberto Mittone, difensore
di uno degli accusati - che gli arresti vengano revocati in serata,
ancora prima che ci sia stato l'interrogatorio di garanzia».

Oltre a Giordano, che all'epoca dei fatti contestati non era più
presidente dell'Amiat, in manette sono finiti dapprima
l'amministratore delegato e il presidente della VM Press, Giovanni
Succio e Giorgio Malaspina, e il responsabile dei rapporti con i
clienti, Carlo Gonella. Poi la notizia della liberazione.

A dare il via alle indagini, nel dicembre dello scorso anno, è stata
la denuncia del vicepresidente dell'Amiat Raphael Rossi, assistito
dall'avvocato Roberto Lamacchia. «Nell'ottobre del 2006 - spiega una
nota di Rifondazione Comunista, partito a cui appartiene lo stesso
Rossi - l'acquisto di un macchinario inutile del valore di 4,5 milioni
di euro fu bloccato in Consiglio d'Amministrazione per irregolarità
procedurali e tecniche, denunciate da Rossi. Il tentativo di
corruzione successivo - prosegue il comunicato - è stato perpetrato
per rimuovere tale opposizione».

Giordano, secondo quanto appurato dalle intercettazioni telefoniche
disposte dalla magistratura, avrebbe promesso una tangente di 50 mila
euro in cambio del via libera - mai arrivato - alla fornitura della VM Press. Soldi rifiutati da Rossi, che con un «comportamento esemplare», come l'ha definito la stessa magistratura, si è presentato negli ufficio di Palazzo di Giustizia per denunciare l'episodio.

L'Amiat - che è totalmente estranea alla vicenda - ha intanto sospeso Giordano dall'incarico di consigliere della controllata Amiat Tbd,
azienda del gruppo che si occupa del trattamento dei rifiuti
provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

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Se c'è qualche romano in ascolto, il 29 ottobre presentiamo il saggio "Lo stivale di Barabba" al Caffè Fandango. Ore 17:30
Info sul libro sul sito
www.buonsenso.info

marco cedolin ha detto...

Caro Luca,
la tua riflessione non fa una piega.
La bolla speculativa sugli inceneritori sembra essere solamente all'inizio, drammaticamente sostenuta da tanta cattiva stampa ed "esperti" al soldo della lobby dell'incenerimento come il pessimo Veronesi da te messo in evidenza.

Caro Roberto,
grazie per l'interessante notizia che hai postato.
L'identificazione del controllore e del controllato all'interno di un unico soggetto è senza dubbio all'origine di tanti "mali" che affliggono il nostro disgraziato Paese.

Auguri per la presentazione dello "Stivale di Barabba" che sarà sicuramente molto partecipata dal momento che si tratta di un ottimo libro.

Anonimo ha detto...

Vivo a Granarolo dell'Emilia, nella 'rossa' emilia , a due passi da Bologna. Qui abbiamo un inceneritore da 20 anni, era stato fermato sul finire degli anni ottanta, dopo aver avvelenato la zona per anni e poi, in barba alla legge come avviene sempre in Italia, invece di essere dismesso è stato 'ammodernato' e ora è di nuovo in funzione. Il problema è che sia l'amministrazione comunale, che riceve sovvenzioni da HERA, che gestisce l'impianto, che ovviamente Hera stessa, altro non fanno che pubblicizzare l'impianto come 'pulito'. L'amministrazione comunale attraverso il suo sito e il suo giornalino continua a dire le bugie sull'impianto, e tutto il giornalismo della provincia la segue a ruota. Ditemi voi come può fare un cittadino, che non usa internet, a sapere la verità...

marco cedolin ha detto...

Gentile anonimo,
come hai messo in evidenza tu, un cittadino che non usa internet per informarsi, cioè la stragrande maggioranza degli italiani, non saprà mai che esiste un'altra realtà, profondamente diversa da quella favola raccontata da giornali e TV.

Anonimo ha detto...

Prima di scrivere stronzate, magari controlla in giro qualche dato. L'automobile emette da 38 a 86 mg di Particolato ed il fumatore da 45 a 240! L'automobile emette 23,4 ppm (29,4 mg) di CO ed il fumatore da 200 a 2.160 (251 e 2.713 mg) In un Inceneritore di rifiuti urbani moderno, con un sistema di elettrofiltri, più filtro a maniche ed abbattimento inquinanti con bicarbonato e carboni attivi, la concentrazione del particolato è di circa 1 mg/Nm3 e quella del CO meno di 5 mg/Nm3.

marco cedolin ha detto...

Gentile anonimo,
il fatto di essere un beota che cita a caso dati totalmente privi di qualsiasi significato non credo giustifichi il fatto che lei si permetta di darmi del tu.
Posso solo consigliarle di mettersi a studiare con un minimo di serietà, prima di disquisire di particolato, filtri e CO2, senza avere la minima cognizione degli argomenti di cui sta parlando.
Avendo constatato che oltre a manifestarsi beota si dimostra anche fortemente maleducato, la invito caldamente a non leggere le mie "stronzate" e postare altrove i suoi commenti "raffinati" dal momento che ogni suo ulteriore intervento in questo sito sarà da me personalmente bannato immediatamente.

Grazie!
Marco Cedolin