martedì 15 settembre 2015

Del razzismo 2.0

Gianni Dessì

Ho sempre pensato che uno dei mali peggiori delle società moderne sia l'indifferenza. Ne parlò anche il Papa e mi sentii profondamente d'accordo con le sue parole, pur non essendo cattolico e per quanto strumentalmente interpretate dai media e oggettivamente interpretabili in tante diverse maniere. L'indifferenza verso chi sta peggio di noi, come frutto avvelenato dell'individualismo e dell'egoismo, di quello strisciante darwinismo sociale tipico delle società capitalistiche. Eppure, ancor peggiore, e' l'indifferenza aggravata dal razzismo. Quell'essere indifferenti all'altro in virtù del suo colore della pelle, della sua religione, provenienza geografica o cultura.....


Quell'inaccettabile discriminazione, a parità di condizioni (alle volte, ben peggiori), che tanto avevo odiato verso i negri americani, i nativi, o altri, anche decenni dopo l'eliminazione delle norme discriminanti. Per questo, mai avrei creduto di potermi trovare davanti alla sua "istituzionalizzazione" de facto verso chi e' della stessa famiglia, razza, nazione e cultura, proprio nel mio paese natio.

Certo, mai dichiaratamente, sempre subdolamente e con tutta l'ipocrisia tipica del "buonismo mondialista" che caratterizza l'involuzione della socialdemocrazia occidentale e del suo zoccolo duro: il c.d. "ceto medio semicolto" nazionale - sempre meno medio e sempre meno colto - destinato a vedere progressivamente crollare il suo status sociale per via delle politiche che egli stesso propaganda, e la "nuova borghesia cosmopolita", destinata a sopravvivergli, per come magistralmente descritta da Preve (1) nei suoi lavori. Quella che non ha nazione, bandiera, confini o cultura che non sia il business ed il libero scambio. Quella che ha il cuore che batte alla "City" e la testa a New York; quella che vuole un mondo chiamato mercato e un solo Dio chiamato denaro.

Proprio così, per questi soggetti, marionette inconsapevoli di Elite e poteri veri, non c'è nulla di peggio che essere bisognosi e della stessa vituperata nazione. E non c'è nulla di peggio dello zelo servile e giacobino con cui ripetono e impongono il mantra che gli hanno inculcato,con ben altri fini e scopi di ingegneria sociale ed economica. Per cui, se un italiano ruba per fame, viola la legge, non paga il conto o evade le tasse, non paga l'affitto, sbraitano subito con giustizialismo fermo, invocano l'atavica tendenza all'Italica furberia e una stretta di vite della polizia e della finanza, che non lesina manganello e sanzioni. Se lo fa l'immigrato, il profugo o il clandestino, il Rom, reclamano compassione, comprensione, tolleranza e assoluzione, impunità. Perché lui e' diverso.

Nella morsa della crisi, vediamo migliaia di pensionati anziani, famiglie e genitori, perdere quotidianamente il lavoro, la casa, il reddito, anche solo per mangiare, dopo anni di tasse, balzelli e contributi. Vediamo i suicidi, continui e silenziosi, le mense della Caritas che si affollano di insospettabili, i vecchi rovistare i cassonetti.. E' il Mercato, c'è la crisi, non ci sono soldi e non possiamo mantenerli. Sono parassiti. Addirittura, e' colpa loro, sono choosy e viziati.Va bene così, purché non se ne parli, purché non pretendano, purché non protestino e non creino fastidio a chi deve lavorare, perché ancora può farlo. Non devono esistere, se non nelle statistiche e nelle campagne elettorali.

Eppure, siamo in grado di accogliere e salvare mezzo mondo, spendere 35 euro per mantenerli, dargli un tetto, tre pasti al giorno, le schede telefoniche, e quant'altro, per milioni di euro di spesa. Eppure, siamo in grado di finanziare guerre per crearli e spingerli qui da noi, per molti più milioni e milioni di euro. Guai a mettere in dubbio anche solo la fattibilità o la ragionevolezza della cosa, viene giù il mondo. Tra un aperitivo e l'altro, la partita di calcio ed il TG, giù gare di solidarietà, camminate scalze, sindacati in piazza e appelli all' accoglienza e alla giustizia divina. Non si pretende che capiscano i limiti e l'inganno della manovra in atto, ma quantomeno che ciò che pretendono (e viene fatto) per loro, sia fatto anche per chi, da italiano, ha bisogno come loro. A casa sua, nella sua terra, per colpa del suo governo, per il quale paga le tasse e con il quale ha un credito economico e sociale. Un patto sociale tradito e umiliato, tra cittadini e rappresentanti. Non si pretende, anche se lo si auspica ragionevolmente, che vengano "prima gli italiani", ma non si può nemmeno accettare che vengano sempre dopo, per non dire mai. Qualcuno lo chiamerebbe "razzismo al contrario", ma non esiste un razzismo dal giusto verso. Esiste il "razzismo" e basta. In tutte le sue forme ed evoluzioni orwelliane, di cui questa e' la più vigliacca e subdola. Anche se fa molto trendy e radical chic.

1 commento:

maurizio_59 ha detto...

Ottimo: anche questo finisce su europadeipopoli.org.

Ciao,

Maurizio