giovedì 12 novembre 2009

La lunga ombra degli RFID


Alba Kan e Marco Cedolin
Sempre più spesso negli ultimi anni le parole chip o R-Fid (la sigla significa Radio Frequency Identification Devices) stanno entrando prepotentemente nelle nostre vite, spesso passando dal buco della serratura, contenute nell’ambito di progetti ed iniziative apparentemente innocue e finalizzate a migliorare la qualità della nostra vita. La questione risulta comunque ancora sconosciuta ai più e viene spesso relegata nel novero degli argomenti di natura fantascientifica trattati dai “complottisti”, nonostante questi piccolissimi oggetti super tecnologici siano oramai ovunque e negli ultimi anni ci sia stata una vera e propria invasione, riguardo alla quale non siamo stati informati, costringendoci di fatto a subire l’imposizione di qualcosa che non conosciamo.

Il chip RFID è sostanzialmente una tecnologia utilizzata per l' identificazione di oggetti, animali o persone attraverso la radiofrequenza, basata sulla capacità di memorizzare e accedere a distanza a dati usando dispositivi elettronici detti TAG. Si tratta di un sistema di lettura "senza fili"che è costituito da un microchip contenente dati (tra cui un numero univoco universale scritto nel silicio), e da un lettore, una o più antenne per inviare il segnale di lettura e ricevere le risposte, e uno o più Tag RFID.
I chip RFID si dividono in attivi o passivi, i primi sono dotati di minuscole batterie che li rendono energeticamente autonomi, i secondi non possiedono fonti di energia proprie e vengono attivati attraverso un lettore di RFID che dona loro energia. Naturalmente, nonostante si tratti di una tecnologia in continua evoluzione gli RFID attivi sono più costosi ed “ingombranti” rispetto a quelli passivi, ma si prestano ad un maggior ventaglio di utilizzazioni. Un RFID passivo tradizionale è grande meno della metà di un francobollo ed ha lo stesso spessore di un foglio di carta. I modelli tecnologicamente più avanzati hanno però già raggiunto dimensioni estremamente più piccole, arrivando alla grandezza di un granello di sabbia ed è già possibile inserirli all’interno dell’inchiostro utilizzato per stampare, riducendoli in questo modo alla grandezza di un puntino di sospensione e rendendoli di fatto praticamente invisibili. Anche le dimensioni ed i costi degli RFID attivi stanno comunque riducendosi progressivamente, attraverso l’utilizzo di batterie sempre più microscopiche ed economiche.

Nessun cittadino conosce la portata dell'invasione di questi dispositivi, dal momento che la diffusione degli RFID sta avvenendo sottotraccia e proprio per questa ragione nessuno si domanda se possano essere pericolosi per l'uomo o per gli animali. L'unica cosa certa è che l'industria degli RFID sogna di installare tali lettori praticamente in qualsiasi oggetto di questo pianeta, a partire da tutti i prodotti commerciali che giornalmente acquistiamo all’interno dei supermercati, dalle lattine di coca cola ai rossetti, dai prodotti di abbigliamento a quelli per la pulizia della casa. Dopo essere già riuscita a diffonderli in una svariata serie di strumenti di uso comune, basti pensare ai bancomat, alle carte di credito ed alla tecnologia telepass.
Il tutto con l'aiuto dei media che sono deputati ad enfatizzare i presunti benefici dell’operazione, sottacendo completamente i rischi sia nell’ambito della privacy, sia per quanto riguarda la salute dei cittadini. L’applicazione della tecnologia RFID non si limita oltretutto all’ambito commerciale (spazio all’interno del quale è stata presentata come innocuo strumento di gestione dei magazzini) ma abbraccia ed abbraccerà molti altri campi come quello sanitario e quello militare. Oltre al ministero della Difesa statunitense sono molte le multinazionali che a vario titolo si sono fino ad oggi manifestate interessate all’uso della tecnologia RFID, fra esse si possono annoverare colossi quali IBM, Wal – Mart, Tesco, Gilette, Procter & Gamble, Metro, Benetton e molti altri.

In molti ospedali Usa, ai malati di Alzheimer è stato impiantato un microchip, perchè "così non si perdano quando vagano senza una meta". Alla TV si vedono scene commoventi di bambini che hanno trovato il proprio cagnolino smarrito, grazie all'impianto RFid, ma non si parla mai dei casi in cui gli animali sono morti a causa di questi impianti, oppure sono rimasti paralizzati.
Qualche anno fa l'agenzia Associated Press ha riportato uno studio del 1996 effettuato sui topi dalla tossicologa Keith Johnson che imputava all'impianto di microchip l'insorgenza di tumori maligni in rapida crescita sui roditori.
Secondo alcuni esperti l'impianto sottocutaneo di un RFID, tramite la semplice iniezione, agli animali e come sta già succedendo in alcune nazioni, anche nell'uomo, provoca il cancro, non ci sono ancora dati certi, ma nel dubbio non è meglio fare una seria sperimentazione?

In Europa alcuni ricercatori hanno confermato che la radiazione elettromagnetica (nota come energia EMF) emessa dai lettori RFID (e anche dai cellulari), causa danni al DNA umano.
Lo studio "Reflex", finanziato dall'Unione Europea, e che è durato ben 4 anni, ha scoperto che "le cellule esposte alle EMF hanno mostrato un significativo aumento delle rotture del DNA sia al singolo che al duplice filamento".
"Il danneggiamento resterebbe in eredità alla generazione successiva di cellule".
Vista l'attuale invasione di lettori RFID, è molto difficile evitarli.

E in Italia? A che punto siamo?

Anche qui è in atto una campagna propagandistica rivolta a sottolineare benefici e nascondere i rischi. Il pretesti migliori anche in questo caso sono costituiti dalla sicurezza e dalla salute, e quest'ultima visti i numerosi casi di malasanità in Italia automaticamente rientra nella questione "sicurezza". Per l'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano, dei braccialetti con RFID sono la soluzione agli "errori medici", così nel 2006 inia ha portato avanti una sperimentazione con Intel, per "la realizzazione di un progetto destinato a migliorare la qualità delle cure e del rapporto medico-paziente e a prevenire errori medici e chirurgici". Suona bene come spot, ma ricordiamoci che i casi peggiori di malasanità in Italia sono dovuti a diagnosi ed interventi sbagliati di medici non abbastanza preparati, non di certo alla somministrazione di medicinali sbagliati.
Un altro esempio di sperimentazione negli ospedali è il progetto "Quo Vadis" nel comune di Lavagno (VR), un ecomostro (ovviamente privato) che di per se è poco salutare, vista la distruzione della collina dove sorgerà, ma sarà anche un' "ospedale virtuale", i volontari che si sottoporranno ai test indosseranno un bracciale, una maglietta, un microchip, che registreranno ovunque si spostino, pressione venosa, arteriosa, equilibrio metabolico e temperatura corporea, tutto controllabile ed accessibile 24h su 24 via satellite!

Gli RFID si stanno insinuando anche nelle scuole, nel 2006 nell 'Istituto Tecnico Industriale Statale Vittorio Emanuele Marzotto a Valdagno (VI) è stato avviato un progetto scolastico per la creazione di un sistema in grado di rendere i processi scolastici di registrazione delle presenze, dei voti. Attraverso la tecnologia RFID vengono gestiti gli accessi al sistema e le presenze degli alunni vengono automaticamente registrate dalle applicazioni all'ingresso a scuola. Sparirà il vecchio appello fatto dai professori al mattino, e forse sparirà anche il compito di educare i ragazzi alla responsabilità verso i loro compiti, ad esempio quello di andare a scuola?
Un ragazzo che non marina la scuola lo farà per senso di responsabilità o per paura del chip che lo controlla?

Abbiamo un RFID anche per non smarrire il bagaglio (come il cane?) in aeroporto. A metà luglio Alitalia e Aeroporti di Roma hanno firmato un accordo che prevede una nuova tecnologia per i terminali di Roma Fiumicino.
E anche le Ferrovie dello Stato, note per la propria scarsa credibilità e per la propensione a dissipare in progetti inutili il denaro pubblico, non sono da meno riguardo a nuovi accordi per nuove sperimentazioni, che se non giovano ai cittadini, di sicuro giovano alle tasche di qualcuno.

I Chips più propagandati e anche più diffusi sono di sicuro quelli delle carte di credito,
lo spot di tutte le banche è pressoché lo stesso "garantiscono una maggiore sicurezza nei pagamenti e nei prelievi di denaro contante", "assicurando ai clienti il più elevato livello di sicurezza", come tra l'altro prevede la normativa europea Sepa che sarà obbligatoriamente adottata (cioè imposta) per tutte le nuove carte a partire dal 2011.
Ma le carte con microchip sono già milioni, Visa, Mastercard, American Express le hanno già lanciate sul mercato e in Italia anche Poste Italiane, ha il suo progetto in atto: Postepay Postemobile, che pubblicizza i pagamenti veloci.

Non è il caso di informarsi e stare attenti? Dai nostri vicini di casa in Francia, sono già stati presentati nel 2003, i "Chip sottopelle per pagamenti veloci", secondo la propaganda di chi vuole piazzarli sul mercato "il grande vantaggio di un RFID di questo tipo è nella sicurezza, perché se una card o un altro oggetto per pagamenti dotati di RFID può essere perduto, VeriChip si trova invece sempre e comunque con il suo legittimo proprietario". Invece secondo l' associazione per la privacy nell'era digitale,EPIC quando una carta di credito viene rubata, tutto quello che uno deve fare è chiamare l'azienda che l'ha rilasciata. In questo caso se qualcosa va storto invece che alla banca ti chiedono di rivolgerti ad un chirurgo. Non ha senso passare da una carta, controllata dall'individuo, ad un chip che non può essere controllato".


Il punto è che oggi è già stato ampiamente dimostrato quanto una carta di credito con chip sia tutt'altro che sicura. Tutte le carte di credito con Rfid possono essere clonate come quelle vecchie. Tutti i dati contenuti negli Rfid di carte di credito, passaporti e carte d'identità possono essere letti anche a distanza utilizzando lettori con antenne amplificate, e a quel punto clonare non è un problema.
Il Parlamento europeo ha approvato una modifica al regolamento sul passaporto digitale: oltre alla foto digitale, già prevista dal 2006, il documento dovrà contenere due impronte digitali. Le nuove disposizioni vengono applicate a partire dal 28 giugno 2009.
Alessandro Bottoni, esperto di nuove tecnologie, nel suo blog ha illustrato alcune tecniche, in parte già messe a segno, che consentono proprio di sottrarre dati riservati ai dispositivi dotati di sistemi biometrici e di clonare passaporti e simili.
In Italia in alcune regioni è già stata avviata a sotituzione dei passaporti, con quelli nuovi dotati di Rfid.

Ed è interessante focalizzare l’attenzione sul bombardamento mediadico che stiamo subendo riguardo al digitale terrestre.L’operazione viene presentata come una nuova opportunità, ma in realtà si rivela una vera imposizione, dal momento che nessuno può rifiutarla!
L’uso crescente di RFID necessita di un maggiore e crescente uso della banda UBF-UHF, a questo scopo negli Stati Uniti, ma come ben possiamo vedere anche in Italia, si sta attuando un progetto per l'abbandono delle frequenze UHF-VHF entro il 2009, e stiamo riscontrando giorno dopo giorno come le regioni man mano stiano passando al digitale terrestre, tanto pubblicizzato da alcuni mesi.
Tutto questo perchè i chip Rfid, funzionano con la banda UHF e VHF, fino ad oggi sovraccarica di segnali televisivi che interferirebbero con un uso massiccio della tecnologia RFID. E’ interessante a questo proposito leggere ciò che ha rivelato Patrick Redmond, che ha lavorato in IBM per 31 anni.

Negli Stati Uniti sono circa 800 gli ospedali che mettono chip ai loro pazienti, 4 ospedali di Puerto Rico hanno impiantato chip al braccio di malati di Alzaimer, per la modica cifra di 200 $.
E se qualcuno pensa che la cosa non ci riguardi, si sbaglia.
Dal 4 novenbre infatti all'Ospedale Bambin Gesù di Roma è stato dato il via ad un insolito esperimento, avente per oggetto 200 pesone, tra infermieri, pazienti e visitatori che indosseranno per una decina di giorni circa, dei Chip, deputati a registrare la loro posizione e i loro contatti. L' esperimento in anteprima mondiale ha lo scopo di "misurare" come la vicinanza tra le persone influisca sulla diffusione delle malattie, in particolare quelle a trasmissione aerea e le infezioni ospedaliere.
I ricercatori dell'Institute of Scientific Interchange (ISI) di Torino, e l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), assicurano che tutto è stato pianificato nel rispetto delle norme sulla privacy e che la scarsa potenza dei chip non provocherebbe nessun inquinamento elettromagnetico, ma al contrario tutto lascia supporre che un rischio per la salute umana esista.
Cosa succederà quando saremo invasi da milioni di microchip, per i quali ci stanno obbligando a comprare un decoder? E quali strumenti avrà il cittadino per riuscire a reagire ad una tecnologia dalle potenzialità sconosciute, diffusa mistificando la realtà, magari utilizzando come veicolo ideale per il suo sdoganamento proprio la campagna di terrore creata ad arte attraverso la pandemia dell’influenza suina?

13 commenti:

Faber ha detto...

E poi aggiungiamoci il wi-fi , i telefonini , i televisori di nuova generazione e perchè no le scie chimiche e completiamo il quadro ...

Mi sono dimenticato qualche cosa ?

Questi complottisti che fantasia vero caro Marco ?

Bravissimo gran pezzo lo giro anche sul mio blog.

ciao

Alba Kan ha detto...

"la scarsa potenza dei chip non provocherebbe nessun inquinamento elettromagnetico"

Non cr5edo ci si possa fidare di questa affermazione. Le grandi aziende, hanno sempre avuto interesse nelle ricerche di mercato, per conoscere gusti ed abitudini dei consumatori, un giorno ci ritroveremo un chip in ogni oggetto che ci circonda, provate a pensarci, in casa, una parete tutta libreria dove ogni libro avrà un chip, ogni spazzolino in bagno, ogni scatoletta di cibo, il tavolo, le sedie, la tv, il telecomando, i soprammobili, tappeti, coperte, tente finestre....e la lista è lunga, tutti chip "attivi" che inviano segnali a lettori situati in strada ad una distanza adeguata perchè possano leggerli...

E tutto questo non crea inquinamento elettromagnetico?

Anonimo ha detto...

Quindi alla fine sarà come abitare tutti vicino ai trasmettitori di Radio Maria, giusto?

Anonimo ha detto...

Io non sono nè all'oscuro dell'argomento e nè particolarmente esperto, ho letto diverse cose, in merito, e già mi spaventavano prima, ma sapere che qui in Italia siamo già a questo punto è terribile.
Addirittura abbiamo un progetto in anteprima mondiale, chissà perchè questo non mi rende orgoglioso del mio paese!

Sandro da Padova

marco cedolin ha detto...

Caro Fabrizio,
qualcosa ancora ci sarebbe, dai navigatori satellitari ai frigoriferi e altri elettrodomestici "intelligenti", ma credo che l'elenco fatto da te sia già sufficientemente esaustivo ed inquietante.

Pressapoco potrebbe essere proprio come abitare tutti accanto ai trasmettitori di radio Maria, con in più l'aggravante di diventare tutti partecipi di un grande fratello globale, dove viene messo in evidenza quante volte al giorno ci laviamo i denti, mangiamo un dolcetto, apriamo e chiudiamo il frigorifero, beviamo una lattina di coca cola o addentiamo un pacchetto di patatine, per non scendere in particolari più personali che preferisco lasciare sottesi.

Tina ha detto...

Mi spiace Marco, la situazione è più grave e schifosa di quanto tu e Alba avete scritto. In Italia sono più di 20 anni che si conducono esperimenti sull'uomo usando il microchip (a sua insaputa), la congregazione dei "cibernetici", conduce studi che saranno nati con delle buone intenzioni, ma sappiamo che tutte le porcherie del mondo sono lastricate dalle buone intenzioni.
Su questa storia ne so più di quanto avrei voluto, ma se vuoi informazioni dettagliate e inconfutabili, contatta la dottoressa Anna Fubini, da anni si batte contro il chip sottocutaneo.
Ha raccolto tante testimonianze da scriverci sopra un libro "Not Abuse".

a_fubini@libero.it
associazione@aisjca-mft.org
Tel.011-6687080

Mettendo in rete il suo numero di telefono e le sue mail non commetto un atto di scorrettezza, sono pubbliche, con Anna ci conosciamo da anni, se la contatti dille pure da chi hai avuto i suoi recapiti, ti assicuro che prima di pronunciarsi valuta anche le sfumature di un fatto.
Contattala e scoprirai un mondo della ricerca scientifica dove l'uomo a sua insaputa è solo il componente di un insieme, se si rompe si sostituisce.
Un saluto
Tina

marco cedolin ha detto...

Grazie Tina per il suggerimento, sicuramente non mancheremo di contattare la dottoressa.

Faber ha detto...

Tina ti ringrazio per l'informazione , mi sa che anche io contatterò la prof.

Marco il tuo articolo è talmente fatto bene che l'ho postato sul blog , spero ti faccia piacere.

ciao a tutti

Tina ha detto...

@ Marco e Faber

Se volete dare uno sguardo al lavoro di Anna per farvi un'idea

http://www.aisjca-mft.org/chips-viol.htm

microchip impiantati nel corpo umano, l'impatto con la materia non è bello.
Marco, credo che finirò per postare anch'io il tuo articolo, sempre che non mi facciano saltare il sistema, non sarebbe la prima volta.
Buona domenica a tutti

marco cedolin ha detto...

Grazie Tina per le ulteriori precisazioni.
Spero vivamente che non ti abbiano fatto saltare il sistema :-)

Anonimo ha detto...

Questo articolo l'avevo visto tempo fa, mi aveva sorpreso sia il giornale che lo ha pubblicato sia chi ha scritto per quel giornale.....e questo comunque a conferma che tutti sanno benissimo a cosa conducono i microchip.

http://oullier.free.fr/english/press/articles/060507_LaPadania_Italy/060507_LaPadania_Italy.htm

Vane

Anonimo ha detto...

La situazione descritta dalla signora Tina e' ancora ottimistica
Non esistono solo persone con impianto microchip ( conclamato ).
Ci sono persone colpite a distanza con armi ad energia diretta.

Non e' fantascienza.
E' ampiamente documetata l'esistenza di tecnologie in grado di fare che cosa.
Questo da decenni.

Nel mondo poi ci sono migliaia di persone che, senza conoscersi e senza essersi messe d'accordo, affermano ( tutte o in larga maggioranza ) di avere esperimentato determinati sintomi.


Sono tutti pazzi ?
Tutti delusi ?
Tutti paranoici ?

Facendo solo considerazioni di natura statistica, mi sembra alquanto improbabile che tutte queste persone siano pazze, anche perche' da quello che mi sembra di avere capito la maggior parte di queste persone facevano una vita normale, prima di venire colpite da questo sistema.

Concludo dicendo che personalmente mi sto documentando da fonti attendibili e sto scoprendo cose sempre piu' interessanti.

Saluti a tutti,
Filippo

marco cedolin ha detto...

Gentile Filippo,
l'argomento delle armi ad energia diretta mi sembra molto interessante, puoi fornirci dei link utili a documentarci sul tema?

Ciao
Marco