venerdì 30 gennaio 2009

Quando l'acqua diventa una merce

Marco Cedolin
Pubblicato su Terranauta

La sempre più spinta privatizzazione dei servizi pubblici, fortemente voluta dalla politica in maniera totalmente bipartisan nel corso dell’ultimo decennio, parallelamente alla trasformazione delle vecchie “municipalizzate” in società per azioni a capitale misto pubblico/privato che vengono quotate in borsa e si pongono sul mercato costruendo profitto attraverso la gestione dei servizi primari destinati ai cittadini (smaltimento rifiuti, acqua, distribuzione del gas, trasporti) sta iniziando a produrre risultati catastrofici in termine di qualità dei servizi ed incremento del costo delle tariffe, ormai sempre più slegate da qualsiasi logica volta a salvaguardare gli interessi della collettività.
Emblematico a questo riguardo è sicuramente quanto accaduto ad Aprilia nel 2005, dove la gestione della distribuzione dell’acqua da parte della società Acqualatina, partecipata al 46,5% dalla multinazionale francese Veolia, ha comportato incrementi delle bollette nell’ordine del 300%, determinando una vera e propria sollevazione popolare da parte di oltre 4000 famiglie che si rifiutano di fare fronte ad un salasso di questo genere.

Forti preoccupazioni a questo riguardo stanno suscitando le novità in tema di liberalizzazioni dei servizi pubblici, introdotte dal decreto Tremonti che mira a liberalizzare la gestione dei servizi pubblici locali, affidandoli a società private o pubblico/private all’interno delle quali il socio privato non detenga una quota inferiore al 30%. Particolare apprensione è stata determinata dall’approvazione, avvenuta lo scorso 5 agosto, dell’articolo 23 bis del decreto legge 112 che di fatto sottomette alle regole di mercato la gestione dei servizi idrici, snaturando la figura stessa dei “Comuni” che da enti deputati ad operare nell’interesse collettivo si trasformano in soggetti finalizzati alla costruzione del profitto proprio attraverso la gestione privatistica di quei beni, come l’acqua, che dovrebbero essere patrimonio di tutti. Il provvedimento in questione si pone oltretutto in contrasto con il codice civile, laddove lo stesso afferma che “i beni demaniali sono sottoposti ad un particolare regime giuridico, che li pone fuori commercio, essi sono inalienabili e imprescrittibili: non se ne può acquistare la proprietà a nessun titolo, nemmeno per usucapione.I beni demaniali sono infruttiferi: non procurano entrate, se non occasionalmente, quando siano dati in concessione”. Dal momento che gli acquedotti rientrano nel novero dei beni demaniali sarebbe alquanto azzardato giustificare come “occasionale” la loro concessione a delle società per azioni che dalla gestione di un bene inalienabile come l’acqua ricaveranno profitti continuativi.

Il decreto Tremonti rappresenta solamente il terminale di tutta una lunga serie di leggi e provvedimenti che a partire dagli anni 90 hanno progressivamente svenduto il patrimonio pubblico, contribuendo a creare monopoli privati o pubblico/privati che gestiscono i servizi primari per i cittadini unicamente nell’ottica della massimizzazione del profitto.
Oggi in Italia le condizioni della rete idrica risultano essere estremamente precarie a causa della scarsità d’investimenti pubblici e della loro cattiva gestione, facendo si che quasi un terzo dell’acqua incanalata nelle tubature si disperda prima di arrivare nelle abitazioni. Una situazione che potrebbe per molti versi favorire chiunque intenda subentrare al pubblico nella gestione degli acquedotti, mirando ad ottenere il controllo del business relativo alla distribuzione della “merce acqua” che costituisce un obiettivo assai ambito in quanto potenzialmente in grado di generare enormi profitti.

La spesa degli italiani per l’acqua, attualmente in media circa 250 euro a famiglia (ma la distribuzione è assai irregolare e si va da un minimo di 81 euro ad un massimo di 587 euro) risulta essere ancora generalmente sostenibile, ma negli ultimi 10 anni le bollette sono incrementate mediamente del 61% e inoltre un italiano su tre è costretto a pagare una bolletta irregolare (sentenza 335 del 10 ottobre 2008 della corte Costituzionale) in quanto versa contributi per depuratori che non esistono o non sono funzionanti.L’apertura ai privati e la volontà di trasformare il bene acqua in una merce che sarà venduta a caro prezzo da multinazionali come Veolia, già specializzate nel settore, o dalle multiutility quotate in borsa come A2A ed Hera che oggi accumulano fortune miliardarie attraverso l'incenerimento dei rifiuti, non induce purtroppo ad essere ottimisti. Anche la voce “acqua” sarà infatti destinata fra qualche anno ad incidere in maniera significativa (e forse insostenibile) all’interno dei sempre più scarni bilanci familiari degli italiani.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco,
so diessere ripetitiva ed ossessiva con il Trattato di Lisbona, ma come tu sai la privatizzazione dell'acqua a puro piacimento delle multinazionali è prevista dal Trattato. Volevo riportare una parte del Dossier di Stefano Pedica, che come sai tanto mi ha fatto imbestialire, perchè si concludeva con la frase !l'IDV dice no al Trattato ...eppoi sappiamo come è andata a finire...
Ho scoperto una cosa però stamane, il sito di pedica non è più "pubblico" perchè come recita la scritta se si vuole accedere "Questo blog è sotto esame a causa di possibili violazioni dei Termini di servizio di Blogger ed è aperto solo agli autori".
Le possibili violazioni sappiamo bene quali sono...io personalmente ho segnalato ovunque questo dossier quando chiedevo del Si di Di Pietro...questo è il link NON più accessibile!
http://pedicastefano.blogspot.com/

Inoltre Pedica sembra sia stato "addomesticato" dal partito leggi qui:
http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/comunicati/2008/07/idv_accolto_nostro_odg_al_trat.php

"Si tratta di una sottolineatura importante - continua il senatore dipietrista - relativa all'improvvida formulazione di un passaggio del Trattato appena approvato, che prevede l'impiego, anche preventivo, delle forze militari in caso di terrorismo e calamità naturali".
"Prevedere esplicitamente il rispetto dei fini solennemente enunciati all'articolo 11 della nostra carta costituzionale - conclude il Senatore di IDV - rappresenta la massima garanzia del corretto impiego, in campo internazionale, delle nostre apprezzattissime forze armate".

Questi non hanno proprio capito niente! Se entrerà in vigore il Trattato la nostra costituzione sarà CARTA IGIENICA (scusa)...
Che ti devo dire?
I senatori dell'IDV non sono certo dei "selvaggi"...si possono addomesticare...
;)

Anonimo ha detto...

Caro Marco, a proposito di inceneritori, approfitto del tuo blog per diffondere ai tuoi lettori, almeno ai romani, che
VENERDI 6 FEBBRAIO - ore 17
presso la Protomoteca del CAMPIDOGLIO
interverranno i ricercatori Stefano Montanari e Antonietta Gatti, il Medico Isde Giovanni Ghirga e il Prof. Paul Connett.

Qui c'è il link con locandina e programma più dettagliato:
http://www.sporchidamorire.com/convegnosporchidamorire/index.html

Per usare un eufemismo, è un appuntamento importante per il presente e futuro della gestione dei maldefiniti rifiuti a Roma...
Spero saremo in tanti a sostenere i relatori nella loro opera a difesa di interessi collettivi.

Con preghiera a tutti di diffusione.
Grazie, Roberto Pirani
www.buonsenso.info

Anonimo ha detto...

Ho ripreso l'articolo su http://www.criticamente.it

Segnalo che proprio su criticamente, lo scorso 29 marzo 2006 avevo pubblicato un articolo "Acqua: aumenti a tre cifre delle tariffe con la nuova multiutility del Veneto", nel quale evidenziavo aumenti di oltre il 100% delle tariffe nella provincia di Padova...

http://www.criticamente.it/Article2536.html

Anonimo ha detto...

Ciao, scusa ma con questa storia dei beni pubblici, quanto meno in Italy, io la finirei di lagnare!!!
L'acqua è stato bene pubblico per secoli e guarda un po' come siamo messi!!!!
Basta, è ora di finirla...i servizi si pagano e si devono pagare il giusto, proprio come quando le famiglie dai bilanci scarni si vanno a comprare la tv al plasma o se ne vanno a fà le vanze al mare e ai monti!!!
Basta!!! Non volete gli inceneritori???? Certo inquinano ma rendono....e si paga!!! Sì è giusto che sia così per un servizio che funziona....proprio come quando pagate la sanità pubblica e poi quando prendete un appuntamento ci vogliono tre mesi....ma se lo prendete a pagamento in due giorni, gli stessi dottori te lo danno!!!
Proprio come quando andate dal dentista e dovete impegnarvi la casa per una devitalizzazione!!!
Se siamo messi così è proprio perchè i servizi pubblici non si son mai pagati il giusto!!!
Bella la robba a gratise vero????
Come vi brucia di dover pagare l'acqua è???

Luca C. ha detto...

Occorre aggiungere che il decreto Tremonti, per quanto del tutto negativo, prevede quanto meno alcune deroghe alla privatizzazione. La proposta precedente, del ministro Linda Lanzillotta, era ancora più drastica e costituiva un cedimento al liberismo su tutta la linea.
Luca

marco cedolin ha detto...

Cara Alba,
tranquilla, non sei ripetitiva e le informazioni che porti sono sempre molto interessanti.

Caro Roberto,
grazie per la puntuale segnalazione dell'appuntamento.

Ciao Nicola,
ti risento con molto piacere!
Grazie per avere ripreso l'articolo su Criticamente e per la notizia molto interessante riguardante le tariffe dell'acqua in provincia di Padova.

marco cedolin ha detto...

Caro Luca,
ottima la tua puntualizzazione. In effetti la proposta Lanzillotta (fortunatamente rimasta a livello di proposta)risultava peggiore di quanto non sia accaduto con il decreto Tremonti. A dimostrazione di come il cedimento al liberismo e la svendita dei beni pubblici ai privati, non sono appanaggio di questo governo, ma al contrario rappresentano una scelta politica assolutamente bipartisan.

Un caro saluto
Marco