venerdì 12 settembre 2008

Eurotunnel: un giorno di terrore

Marco Cedolin

Eurotunnel torna a fare parlare di sé, questa volta non per gli ormai decennali problemi di natura economica, bensì per un grave incidente accaduto giovedì pomeriggio quando un incendio si è sviluppato a pochi chilometri dal terminale francese di Calais, coinvolgendo tre camion (uno dei quali trasportava prodotti chimici) che viaggiavano a bordo di una navetta ferroviaria in viaggio dal Regno Unito verso la Francia, per poi propagarsi ad altri due camion.
Il bilancio del rogo che a molte ore dall’accaduto è stato circoscritto ma non ancora domato dalle squadre dei vigili del fuoco francesi ed inglesi, risulta essere di 14 persone fra feriti ed intossicati, ma le conseguenze avrebbero potuto essere ben più drammatiche se le fiamme avessero coinvolto oltre alle 32 persone che si trovavano a bordo del treno merci anche i viaggiatori di uno dei treni passeggeri che abitualmente percorrono i 50 km del lunghissimo tunnel.

Eurotunnel rimarrà chiuso per l’intera giornata di venerdì, ma non è ancora stata resa pubblica l’entità dei danni subiti dall’infrastruttura.
L’incidente più grave verificatosi fino ad oggi all’interno del tunnel sotto la Manica risale al 1996, quando un incendio sviluppatosi all’interno di un treno navetta che trasportava camion, con una dinamica molto simile a quella dell’incidente di ieri, determinò il grave danneggiamento di oltre 200 metri di tunnel, l’infrastruttura rimase chiusa per 3 giorni e tornò alla piena operatività solamente dopo 2 mesi. L’ultimo in ordine di tempo risaliva invece all’agosto 2006, quando s’incendiò il motore di un camion trasportato su un vagone navetta, causando la chiusura del tunnel solamente per poche ore.

A prescindere da quale risulti essere la bontà dei vari progetti in termini di sicurezza, l’incidente di ieri conferma ancora una volta l’elevatissimo grado di rischio a cui vanno incontro i passeggeri destinati ad attraversare ciclopici tunnel della lunghezza di 50 e più chilometri che potrebbero trasformarsi in un vero e proprio inferno nel malaugurato caso si verificassero eventi imprevedibili come fughe di sostanze tossiche, terremoti, attentati terroristici o semplicemente incendi di più vaste proporzioni.

Per approfondire: http://marcocedolin.blogspot.com/2008/01/eurotunnel-un-disastro-economico-caduto.html

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco,
ottimo intervento. I media, come al solito, hanno minimizzato.
Continua così.
Un abbraccio,
Carlo

Luca Viscje Brasil ha detto...

Eh si, queste strutture si possono improvvisamente trasformare in trappole micidiali.
Non entro nel merito della loro utilità o meno, non sono in grado di farlo, però mi viene da pensare se siano indispensabili o meno. In pratica: il prezzo ecologico-ambientale, di vite umane ed economico viene ripagato dalla sua utilita?

Un caro saluto.

antonio costa ha detto...

Caro marco, forse essendo direttamente coinvolto dal problema dei trasporti, magari poco obbiettivamente ho sempre guardato con diffidenza il sistema del camion sul treno; come ben sai sono uno strenuo sostenitore del trasporto merci su rotaia almeno per le lunghe distanze,e ho sempre pensato che l'economia di una regione deve essere salvaguardata anche mettendo il tessuto lavorativo in condizione di esistere. Quando hanno prospettato anche da noi il sistema dell'autostrada viaggiante mi si è accaponata la pelle al pensiero che le merci avrebbero potuto continuare a giungere direttamente a bordo dei camion "forestieri" che sbarcati dal treno navetta, avrebbero terminalizzato la consegna su strada tagliando completamente fuori i trasportatori locali.
E' comunque solo il mio punto di vista.
Un abbraccio
Antonio

Luca C. ha detto...

Il gigsntismo infrastrutturale produce i suoi mostri, e l'Eurotunnel è uno dei più emblematici mostri di questo gigantismo.
Nel momento, forse nemmeno tra moltissimi anni, in cui non sarà più possibile una manutenzione costante e regolare (per una simile struttura assolutamente indispensabile) l'Eurotunnel sarà abbandonato a sé stesso, e servirà a fare la tana ai pescecani.
Ciao
Luca

marco cedolin ha detto...

Ciao Carlo,
i media abitualmente passano quasi sotto silenzio tutte le vicende concernenti Eurotunnel, dal momento che il megatraforo sotto la Manica è la più evidente dimostrazione del completo fallimento della "filosofia" delle grandi opere.

Un abbraccio
Marco

marco cedolin ha detto...

Ciao Luca Viscje brasil,
riguardo alla reale utilità di Eurotunnel credo che i dati parlino da soli, dal momento che dalla sua apertura fino ad oggi i volumi di traffico sono sempre stati enormemente inferiori a quelli previsti e le società che hanno gestito l'infrastruttura hanno sempre chiuso in perdita anno dopo anno.

Ciao Antonio,
è un piacere rileggerti.
Parlando delle navette che trasportano i tir hai centrato perfettamente il problema, dal momento che si tratta di un sistema privo di motivazioni logiche che dissipa una grande quantità di risorse energetiche e, come hai detto tu, finisce per tagliare fuori i trasportatori locali.

Ciao Luca,
mi piace la metafora della tana dei pescecani.
In effetti Eurotunnel probabilmente avrebbe già imboccato questa non ortodossa destinazione d'uso se la magistratura ed una cordata di grandi banchieri non si fossero prodigati con sentenze di comodo e grandi iniezioni di denaro, per rianimare il "cadavere" almeno fino alla prossima istanza di fallimento. Istanza che non dovrebbe tardare molto visto e considerato che i risultati economici dell'infrastruttura continuano a rimanere pessimi, nonostante sia stato fatto ogni genere di tentativo per indirizzare dentro al buco nero del tunnel merci e viaggiatori.

Roberta da Sydney ha detto...

Caro Marco,
personalmente posso dire di aver attraversato la Manica nel migliore dei modi e cioe` con l'overcraft (imbarcando l'automobile).
Allora non esisteva il tunnel, ma anche se fosse esistito, non lo avrei utilizzato perche` tutte queste opere (per me a rischio) mi fanno una grande paura.
Pensa che mi sono sempre rifiutata di utilizzare il tunnel che attraversa la baia di Sydney (che e` ben piu` corto di quello tra Francia e Gran Bretagna).
Per me, dunque, sono soldi buttati e rischi aumentati.
Ciao

Anonimo ha detto...

Per Antonio Costa.
Forse dipende da come è organizzato il sistema.
Un mio caro amico ha studiato tre anni logistica, con un paio di mesi al porto di amsterdam.

http://www.youtube.com/watch?v=UZbKT_jsHkw&eurl=http://www.marcoboschini.it/

Report l'ha mostrato questo sistema, e alla fine, occorre internalizzare i costi ambientali, o non avremo mai una visione di insieme.
Per lavorare, si può lavorare in modo diverso, tutto sta all'intelligenza della nostra specie, che non sempre ne da prova.

Il lavoro non è un fine, è un mezzo, quello che importa è il nostro benessere. In sintesi, decrescita (felice o meno dipende dal singolo)

Ciao, Roberto
www.buonsenso.info

marco cedolin ha detto...

Cara Roberta,
comprendo bene la tua idiosincrasia ad infilarti dentro un tunnel, anche io trovo la cosa piuttosto fastidiosa le rare volte che mi capita di passare dal Frejus.

Ad onore del vero bisogna comunque sottolineare come Eurotunnel sia un progetto molto curato dal punto di vista della sicurezza, a differenza dei tunnel del TAV italiano che Moretti racconta (ne sarà veramente convinto almeno lui?)di volere inaugurare nel 2011. Tunnel che fra Bologna e Firenze sono privi della galleria di soccorso e nel caso accadesse una disgrazia simile a questa ospiterebbero una carneficina.

Un caro saluto
Marco