sabato 9 agosto 2008

In Ossezia scoppia la guerra dell'energia

Marco Cedolin

Mentre i media del mondo intero erano impegnati a seguire la grottesca cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino, prologo dell’ennesima operazione commerciale che nulla ha a che fare con lo sport, l’esercito georgiano bombardava il capoluogo sudosseto Tskhinvali, devastando la città, provocando 1400 vittime e scatenando la reazione dei soldati della forza di interposizione russa presenti sul luogo.
Le notizie, per ora frammentarie, raccontano di una vera e propria battaglia tuttora in corso, condotta con l’ausilio di carri armati, aerei e missili che contrappone l’esercito georgiano a quello russo ora affluito in forze a protezione dell'Ossezia del sud, composta da abitanti il 90% dei quali ha passaporto russo. Il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, si appresta a dichiarare la legge marziale, domanda l’intervento degli Stati Uniti e decide di riportare in patria a combattere il proprio contingente di 2000 soldati attualmente stanziato in Iraq. Gli Stati Uniti chiedono alla Russia di interrompere gli attacchi, rispettare l'integrità territoriale delle Georgia e ritirare le proprie forze da combattimento dal suolo georgiano. Putin dichiara che la guerra di fatto è iniziata dopo l’aggressione alle forze di interposizione di Mosca da parte dell’esercito georgiano. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU convoca una riunione straordinaria per affrontare una crisi che rischia di farsi sempre più drammatica.

Sullo sfondo dell’ennesimo focolaio di guerra nel Caucaso, in una regione politicamente instabile come poche altre al mondo, sulla quale gravano una lunga serie di conflitti etnici irrisolti, si muovono i grandi interessi energetici statunitensi e russi collegati ad un territorio estremamente strategico in virtù della presenza di enormi giacimenti di gas e del passaggio del ciclopico oleodotto BTC che consente agli USA e ad Israele di disporre di un corridoio energetico che colleghi il bacino del Mar Caspio con il Mediterraneo orientale, tagliando fuori tanto la Russia quanto l’Iran.
La vera chiave di lettura del conflitto che drammaticamente vede contrapporsi in realtà USA e Russia, essendo la ex repubblica sovietica della Georgia ormai da tempo un fedele alleato militare statunitense ed israeliano, riguarda proprio il controllo delle risorse energetiche e dei canali attraverso i quali veicolarne la distribuzione. Una guerra per l’energia nell’ambito della quale l’enorme oleodotto BTC che attraversa la Georgia per 249 km trasportando fino ad 1 milione di barili di greggio al giorno potrebbe essere in fondo il vero oggetto del contendere.

Per approfondimenti: http://marcocedolin.blogspot.com/2008/08/oleodotto-btc-la-georgia-e-gli.html